lunedì 30 dicembre 2013

Valdagno e il Treno

Treno a Valdagno
Foto dalla pagina Facebook di I Love Valdagno
Valdagno e il Treno.
Sembra un po' il titolo di una favola, forse una di quelle che non sono mai state scritte.
Io non so se mi sbaglio oppure se la mia mente gioca brutti scherzi.
Io sono nata a Gennaio del 1978 e ho sempre abitato in Via 7 Martiri.
Io il treno me lo ricordo... è possibile secondo voi?
Non ho trovato fonti che certificassero quanto il treno sia stato tolto il treno ma io ho impressa nella mente l'immagine dei lavori dalle parti di casa mia. Ricordo quando venivano tolte le rotaie.
Forse me lo sono sognata... forse no. Se c'è qualcuno in ascolto che sa esattamente quando questo è accaduto, per favore me lo dica!
Anyway... il motivo di questo post non era tanto il mio ricordo d'infanzia quanto il fatto di quanto io abbia patito la mancanza di un treno.
Non so voi, ma io ho sempre girato tanto... anche quando ero piccolina.
Mi piaceva prendere la corriera, soprattutto quando sono comparsi gli auto-articolati.
La corriera, fino ai miei 14 anni, significava solo gita. Poi ha assunto il significato quotidiano del mio viaggio verso scuola.
Crescendo i viaggi sono diventati di più, sia in fatto di intensità che in fatto di frequenza.
Io pativo come non so cosa il fatto che tra me e la rete ferroviaria italiana ci fosse una bella ora piena di corriera e di trasporto su strada.
Adoravo allora come adoro ora il fatto di incastrare gli orari di treni, traghetti, aerei o quant'altro.
Quello che mi piaceva poco era che il mio viaggio in treno cominciasse da Vicenza.
Invidiavo Schio perché aveva la stazione dei treni.
Invidiavo da matti Bassano perché da lì potevi prendere il treno della Valsugana e arrivare semplicemente in Trentino.
Invidiavo tutti quelli che avevano una stazione ferroviaria a portata di bicicletta o di motorino.
Ho sempre pensato alle rotaie come una lunga retta capace di unire nazioni e popoli.
La ferrovia è davvero una grande cosa e, ancora ora, continuo a girare il mondo approfittando dei mezzi pubblici. E quando vedo che ho lunghi tratti in treno sorrido come una bimba.
A Valdagno tutto questo mi è mancato.
Rivorrei una Valdagno solcata dai treni regionali e locali, liberata da quintali di gomma e benzina che flagellano la statale tutti i giorni.
Vorrei poter vivere quel viaggio Valdagno-Vicenza che mia madre mi raccontava.
La corriera mi ha dato tantissimo e anni bellissimi... ma il treno è un'altra storia!

lunedì 23 dicembre 2013

Valdagno fa rima con Marana

Monte Marana di Valdagno

E' quasi Natale e sono in vena di pensieri e ricordi.
Quella che vedete qui sopra era la vista dalla mia camera, quando abitavo a Valdagno.
Guardavo fuori dalla finestra e c'era Marana.
Se spostavo piano piano lo sguardo verso destra arrivavo ad appoggiare gli occhi sul Castello e poi piano piano facevo tutto il giro delle colline fino ai Massignani.
Quando sono andata via da Valdagno per andare a vivere in Svizzera, passavo un tot di tempo a pensare a quelle montagne delle quali conoscevo ogni centimetro.
Ogni volta che tornavo a casa, mi mettevo alla finestra e stavo lì a "colmarmi" di Marana e dei suoi monti vicini.
Può sembrare stupido ma, ovunque abbia viaggiato nel mondo, non c'è mai stato nessun paesaggio che mi abbia fatto dire "Toh, è come Marana".
Quel monte è diventato mio amico alle elementari quando, durante una lezione con le mie maestre, ci vennero insegnati i proverbi tipici della nostra valle.
"Marana col collare, la gita si può fare" oppure "Marana incapelà, bruto tempo asicurà".
Io ho sempre fatto un grande affidamento sulla saggezza popolare e, quando diventai un po' più grande,  ogni giorno facevo le mie personali previsioni del tempo semplicemente guardando Marana.
Arrivarono poi i giorni in cui ci si organizzava per andare a Marana a camminare, magari di notte, per godersi l'alba da quella cima che per molti è un pezzo di storia personale.
Marana è un po' patrimonio per Valdagno.
Ogni volta che portavo da quelle parti qualcuno che non conosceva la valle, facevo notare di come Marana e Monte Falcone formino un bellissimo vulcano.
Alle elementari un giorno chiesi alla mia maestra di italiano se poteva essere possibile che Marana di risvegliasse.
Mi immaginavo Valdagno come una moderna Pompei, sommersa da chissà quanto materiale uscito dalla Montagna.
Non se lo ricordate, ma una notte dell'Epifania ci fu un incendio a Marana ed io lo osservai da casa, in tutta la sua tremenda brillantezza.
Quella montagna mi manca come mi manca, sotto Natale, un po' la mia casa.
Quel posto dal quale scrutavo il cielo tutte le mattine e tutte le sere.
Quel luogo dal quale sono riuscita a guardare la cometa Hale-Bopp per molte sere in tutta la sua bellezza.
Quella stanza in cui sono cresciuta e sono diventata quella che sono.
I tempi passano, le case vanno e la gente cambia luogo.
Le montagne no ... le montagne restano e vigilano come amici sinceri e saldi.
Ecco perché io amo tanto guardare Marana... perché lei sarà sempre là, come un guardiano fedele sulla nostra valle.

PS: la foto è della mia amica e vicina di casa Marta. Come mi mancano le nostre chiacchierate in poggiolo!

lunedì 16 dicembre 2013

La Stella

Cantare la Stella

Secondo voi le Anguane festeggiano il Natale!?
Beh, Anguana Inside sì e lo fa ricordando una cosa che mi manca tanto da quando non vivo più a Valdagno.
Questo periodo, fin da quando ero piccola, era per me il momento della Stella.
Quando ero piccolina vivevo con una bellissima ansia sorridente tutte le sere del mese di Dicembre in attesa che suonasse il campanello e si sentisse urlare dalla strada "Stellaaaaaaaaaaaa".
Diciamocela tutta: la tradizione dei cantori di Natale c'è in molti posti ma qui a Carpi, dove vivo ora, non c'è nessuno che passa di casa in casa come nella nostra Valle dell'Agno.
Il passaggio della Stella era un evento.
A volte me ne stavo sul pianerottolo dl quinto piano, a volte scendevo e cantavo assieme a quel gruppo di persone imbacuccate come non so cosa, sorridendo come se fosse arrivato il migliore dei regali.
Io vivevo a metà di via 7 Martiri ed ero fortunata perché, da noi, passava sia la stella del Ponte dei Nori che quella di San Clemente. Non ho mai capito perché.
Poi sono cresciuta e ho cominciato a fare parte anch'io di quello splendido via vai di gente che, nel freddo delle sere di Dicembre, cantava rallegrando (o forse no) le persone.
Adoravo andare alle prove, amavo moltissimo decidere che maglione mettermi o che calzettoni mi avrebbero scaldato.
Alla stella si chiacchierava, si stava assieme, si facevano programmi per le feste che ormai erano imminenti.
Tutti gli anni si arrivava all'ultima sera un po' sfatti ma anche un po' tristi perché finiva quel piccolo pezzo di mondo che tutti noi avevamo portato nel cuore.
Sembrava quasi che il pomeriggio del 24 Dicembre ci si dovesse salutare in modo inesorabile anche se avremmo sicuramente frequentato i nostri compagni di Stella in modo assiduo, visto che erano i nostri stessi amici.
La città era la stessa, le vie anche, ma girare cantando e raccontando il Natale aveva in sé qualcosa di speciale che andava oltre il fatto di raccogliere dei fondi da dare in beneficenza.
Era la Stella... e scusate se è poco!
La mia canzone preferita di sempre è stata scritta da Bepi de Marzi e ho sempre adorato cantarla, fin dai tempi delle Elementari. Ho cercato su YouTube una versione nostrana, ma non l'ho trovata.
Adesso me la ascolto e me la canto, immaginando di essere ancora dentro una di quelle fredde sere di Dicembre di alcuni anni fa.


venerdì 13 dicembre 2013

C'erano una volta i derby

Calcio Giovanile a Valdagno
Campo da calcio della filatura di Valdagno - Foto da Azzurracalcio.it

Negli anni ottanta a Valdagno c'erano ben sei società calcistiche con rispettive categorie giovanili che andavano dai Pulcini alla Juniores o Allievi e che, in qualche caso, potevano anche arrivare fino all'Under 21: l'Azzurra Maglio, il Novale, l'Agno, il Ponte dei Nori, la Piana e il Valdagno.

L'Azzurra Maglio giocava gli incontri interni allo Stadio della Filatura che si trova all'inizio della frazione a Nord-Ovest della Città, o nel campo in terra del Centro di Formazione Professionale sito poco sopra la Stazione.
Il Novale nel campo dell'Oratorio vicino alla Chiesa Parrocchiale.
L'Agno e il Ponte dei Nori nel campo limitrofo al Palazzetto dello Sport, che ha intorno l'anello per l'atletica leggera e dove gioca ora il Rugby Alto Vicentino.
Infine, la Piana disputava gli incontri nell'allora nuovissimo e ampio terreno di gioco in prossimità della salita finale che arriva direttamente davanti alla Chiesa della frazione.
Succedeva che, per poter disputare tutte le gare interne delle categorie giovanili, si giocava anche per un'intera stagione alla Domenica mattina con inizio dalle 9 e ritrovo con convocazione alle 7 – 7,30 nel caso di trasferte relativamente lunghe (comunque sempre all'interno della Provincia di Vicenza). Gli allenatori ci volevano sempre in forma e svegli, ma come potevamo pensare di esserlo dopo aver trascorso i primi Sabati sera con amici e aver magari fatto un po' più tardi del solito?

Erano gli anni in cui a dare il benvenuto nel mondo del pallone e ad allenare i pulcini dell'Agno c'era il buonissimo Sante Fioraso, persona molto gentile che è rimasta sicuramente nei ricordi di molti ragazzi che iniziarono in quegli anni a giocare a calcio.

Discorso a parte per le giovanili del Valdagno, laddove militavano solamente i più bravi appositamente e rigorosamente selezionati nelle suddette squadre, con partite di campionato che venivano poi disputate nel glorioso Stadio dei Fiori il Sabato pomeriggio o la Domenica mattina, con a seguire gli incontri di campionato della prima squadra che in quegli anni militava a cavallo tra la C2 e l'Interregionale (oggi prima e seconda divisione), alla Domenica pomeriggio.
Era compito del povero Augusto, orgoglioso custode del più importante e storico Stadio di Valdagno, riordinare le zolle del terreno di gioco dopo le sfide tra squadre giovanili, per le partite di calcio più importanti in tutta la valle.

Recoaro, Cornedo, Castelgomberto, Brogliano, Trissino e più in giù Montecchio Maggiore e qualche squadra di Vicenza e della valle del Chiampo o del Leogra completavano poi i gironi.

Per anni i più temibili e incontrastati furono senza dubbio i pari età del Garcia Moreno di Arzignano, avversari sempre tosti, e da lì non si scappava: la vittoria era sempre per loro. Ricordo un terribile e tiratissimo 4 a 3 per loro in un campo zona San Bortolo (cat. Giovanissimi o Allievi), in una prestazione eccellente da parte della mia squadra neroverde dell'Agno; in quella stagione arrivammo nei primi posti della classifica, ma purtroppo sempre dietro al Garcia Moreno, comunque.

Era il calcio giovanile Vicentino di fine anni '80.

@massimin74

mercoledì 11 dicembre 2013

Intervista a Maria Grazia Swan

Intervista a Maria Grazia Swan
Buongiorno a tutti!
Sono stata un po' "in volta" a fare un sacco di cose e a scrivere come se non ci fosse un domani.
Ho lasciato dormire un po' Anguana Inside ma oggi si riparte alla grande con una bella intervista!
Vi parlo di Maria Grazia Swan, una scrittrice che vive in Arizona e che ha origini Valdagnesi.
E' una delle tante Valdagnesi nel mondo che non dimentica le proprie radici e origini.
Novale è sempre nel suo cuore!


Qual è il tuo legame con Valdagno?
Sono Valdagnese 100%, nata a Novale, comune di Valdagno.
In Arizona ho i figli ma il resto della mia famiglia e un bel po’ del mio cuore è li, a Valdagno. 

Chiudi gli occhi e immagina Valdagno: raccontamela in poche righe.
Valdagno e’ cambiata molto, pur rimanendo com’era in un certo modo. 
Le case, i ponti, le fabbriche silenziose, le colline verdeggianti, ancora li, ma la gente?  La gente "mi sparisce tra visite", viaggia, cambia arriva gente nuova che non conosco, non capisco. Poi vado in cimitero per riveder sorrisi tanto amati e nomi mai scordati. 
Ma dai che mi fa tanta tristezza…

Cosa pensano i tuoi lettori americani di questo paesino sperduto dell'Italia del Nord?
Quando ho scritto il primo libro pensavo solo a fare omaggio a Mina, la pop diva della mia gioventu’. Con il secondo libro ho buttato li il nome di Vicenza e le reazioni sono state molto sorprendenti, in senso buono. Mi son resa conto che ci sono molte Italo Americane, donne che conoscevano Vicenza per via della Caserma Ederle, altre che avevano sentito di Vicenza da amiche. Insomma, ho un following che consiste 95% di donne e di questel 70% hanno piu di 40 anni. Finalmente con Italian Summer ho scritto della mia cittadina, ma il nome non lo dico mai per via delle cose che succedono, non vorrei offendere I Valdagnesi   perche io a Valdagno ci vengo spesso.  Pero’ nel libro parlo di Recoaro e Montecchio.

Se potessi esprimere tre desideri legati a Valdagno, quali sarebbero?
Che un miracolo riportasse un po di quella vitalità che c’era quando ero giovane, l’albergo Pasubio, il teatro Rivoli, la squadra di calcio…I lavoratori che uscivano dalle fabbriche a mezzogiorno. Be, almeno avete ancora l’hockey!!! Mi ricordo quando giocavano alla piscina scoperta.

Qual è la cosa che ti manca di più dell'Italia?
Le persone care, amici, parenti, e naturalmente il cibo. Polenta e baccala. Bigoli e il pan de Cocco (Maglio di Sopra?).
Questa è Maria Grazia da piccola a Valdagno!


lunedì 2 dicembre 2013

El Cinesin chiude


Mi dicono dalla regia che El Cinesi chiude.
Ci sono rimasta molto male.
El Cinesin che chiude è una di quelle cose che non immagineresti mai... ma che poi accadono, come ad esempio il divorzio di Al Bano e Romina Power oppure la morte di chissà che attore o personaggio pubblico tipo la Rita Levi Montalcini.
Io ho sempre abitato al Ponte dei Nori e la mia cartoleria era La Bertilla, quella c'è alla fine di Viale Regina Margherita.
Dopo di lei, quando sono andata alle medie, sono passata a comprare i libri dalla Ita Bevilacqua e adoravo andarli a ritirare in quella stanzetta fatta solo di scaffali di libri alti non so quanto.
Già che c'ero, tante volte andavo a fare incetta di penne dal Cinesin... tanto ero a due passi.
Non appena dentro si veniva assaliti da quel perfetto odore formato da carta stampata, matite a cui fare la punta e strumenti per il disegno tecnico.
Tutto sapeva di scuola lì dentro e mi regalava quella sensazione nostalgica che non saprei descrivere.
A scuola appena finita, a Giugno, andavo dal Cinesin alla prima occasione utile ... ovvero il primo venerdì di mercato libero dalla scuola.
Tra una vasca e l'altra mi fermavo lì per comprarmi la Smemo... che poi andava via come il pane e se non la compravi a giugno eri finito e ti toccava andare al liceo col diario coi gattini. Sia mai!
El Cinesin era una certezza.
Ho vissuto per pochi anni la presenza del vero "Cinesin", col suo grembiule nero e la sua competenza assoluta da saperti dire a occhi chiusi dove fossero le matite HB e dove quelle 2B.
Ho vissuto con intensità, invece, tutti quei giorni di dicembre in cui, anno dopo anno, andavo lì per chiedere se fosse pronto il calendario del CAI.
Ne compravo sempre due copie: una per me e una per mio fratello Davide.
Noi Malfiori (di stirpe Perin, però) siamo sempre stati dei grandi girovaghi e uno dei segnali di eterno incontro tra noi e Valdagno era aver appeso in casa quel benedetto calendario, ovunque noi fossimo.
Quando mi sono trasferita in Svizzera, ci pensava mia madre (la Bruna) a recuperare il calendario e spedirmelo. Per me era una certezza da osservare ogni mattina per ricordarmi chi fossi e da dove venissimi.
Sapere che El Cinesi chiude mi fa un po' male, anche se non vivo più lì a Valdagno.
Perchè se ne va un pezzo di storia del centro della città e un punto saldo per tutti noi.
Ho deciso che mi disegnerò una piantina con i negozi del centro e metterò un appunto tutte le volte che qualcosa cambierà.

Allora ciao Cinesin, fa buon viaggio e saluta la Rosy (che vendeva reggiseni in Piazza Roma), Silvello, il Disco D'Oro, la Ita Bevilacqua e tutti quelli che ormai sono relegati nel magico mondo dei ricordi.
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